Cacciato dalla multinazionale per averne denunciato gli illeciti, il vicepresidente mette a disposizione le proprie doti di stallone assumendo le funzioni di banca dello sperma. Stufo della corruzione del capo, decide di mettersi al servizio di mamme lesbiche di lusso (splendide black, più una Monica Bellucci bianca) a diecimila dollari il colpo. Paradossale? Ma è Spike Lee; anche se, tanto vale dirlo subito, dopo lo splendido La 25a ORA che si sta definendo come il suo capolavoro, stavolta la mayonnaise non attacca. Politicamente provocatorio in tempi bushiani di matrimoni gay pre-elettorali, socio-economicamente moralista quando si riferisce ai misfatti finanziari alla Enron o Worldcom, sessualmente divertito mentre si diletta a scombussolare l'etica famigliare. E persino ironicamente etnologo, quando incarica John Turturro, nelle vesti del padrino mafioso, di comporre una delle sue brillanti caratterizzazioni.
Ma SHE HATE ME è tutt'altro che un film burlone; piuttosto incattivito ed amareggiato, anzi. Che mescola (con coraggio ed incoscienza) commedia business e thriller insider, fantapolitica non solo Bush ma con tanto di ritorno al Nixon del Watergate; mélo, legal e process movie, sexappeal e spermatozoini animati alla Woody Allen, piuttosto mal fatti e ripetitivi.
Semplicemente troppo; e, stranamente per un maestro in quel genere di cose, micidialmente troppo per i tempi ed i susseguenti toni.